La settimana scorsa ti ho spiegato perché le recensioni sono importanti. E siccome repetita iuvant, te lo dico anche oggi.
Le recensioni spesso sono l’unica ricompensa che un’autrice ottiene per il suo lavoro. Spesso, sono la ragione che la spinge a dire, ok, anche se non guadagno granché, guarda che soddisfazione!
Se anche tu sei un’autrice, sai di cosa parlo. Se sei una lettrice, ormai non dovresti più avere dubbi nemmeno tu.
Certo, se sei una lettrice non devi avvertire nessuna pressione psicologica, non devi sentirti obbligata a scrivere recensioni. Anzi! Deve essere un gesto spontaneo di generosità che nasce dal tuo cuore. Anche se quella che vorresti scrivere (e dovresti scrivere) è una recensione negativa.
Sì, perché sia chiaro, non esistono solo le recensioni positive.
Esistono recensioni positive di libri belli, recensioni positive di libri brutti, recensioni negative di libri belli e recensioni negative di libri brutti.
Tutte sono legittime purché vengano pensate con questo spirito e questo criterio: l’utilità.
Proprio così. Le uniche recensioni che vale la pena scrivere non sono quelle positive e non sono quelle negative. Sono quelle utili.
Quelle che invece non vale assolutamente la pena scrivere sono quelle scritte con livore, acredine, aggressività, petulanza o, al contrario, piaggeria o sudditanza.
Quelle, insomma, in cui manca l’onestà intellettuale.
E questo mi permette di addentrarmi ancora per un istante in un terreno meno tecnico, ma molto legato al concetto di utilità e di onestà intellettuale.
Questi due concetti sono a mio parere molto legati tra loro e dovrebbero essere quelli che uniscono chi le recensioni le scrive (le lettrici) e chi le legge (le autrici). Come noterai qui il meccanismo si è invertito e chi legge è diventato chi scrive, mentre chi di solito scrive, si trova a leggere.
E in questo “capovolgimento” di ruoli spesso qualcosa si inceppa, con risultati, di nuovo, poco utili per tutti.
Qualcuno sostiene, infatti, che in media le recensioni siano diminuite perché le lettrici non osano scriverne, per timore di incorrere nelle ire funeste delle autrici. E quindi, applicando la regola di Tamburino, in Bambi, non avendo niente di gentile da scrivere, tacciono. O per paura di non scrivere cose abbastanza gentili, tacciono. Oppure per paura che i loro commenti vengano derisi, criticati, ridicolizzati, tacciono.
Trovo però che questo tacere da parte delle lettrici non giovi a nessuno.
Non sono mai stata un’autrice che critica chi la critica. Certo, in alcuni casi il mio sopracciglio si è inarcato, giusto di qualche millimetro, e posso rimanerci male per le recensioni un po’ “cattivelle”, che non mi offrono spunti di riflessione o miglioramento, ma allo stesso tempo trovo che imbarcarsi in discussioni e polemiche faccia più male che bene. E preferisco premiare e ringraziare, seppure solo con il pensiero, chi ha lasciato una recensione utile e onesta intellettualmente. Ecco quindi che tornano i due parametri di prima, i soli due parametri, a mio parere, che devono essere tenuti in considerazione sia da chi legge che da chi scrive.
Sull’onestà intellettuale non posso discutere più di tanto, perché è difficile valutare le intenzioni di qualcuno che non conosci e non hai mai visto. Ti devi necessariamente fidare. Vero è che molto spesso, il risultato di una recensione scritta con onestà intellettuale si rivela anche una recensione utile.
MA CHE CARATTERISTICHE HA UNA RECENSIONE UTILE? NE PARLEREMO NELLE PROSSIME DUE SETTIMANE, PARTENDO PROPRIO DA QUELLE PIÙ INSIDIOSE, LE RECENSIONI NEGATIVE!
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