Non so tu, ma quando leggo un romanzo o guardo un film, io non sopporto due tipi di personaggi.
Quelli troppo perfetti e quelli troppo stupidi.
Nel primo caso, non mi riferisco ai supereroi, ma proprio a quelli in grado di risolvere qualsiasi situazione, quelli che non si fanno scalfire da niente, tutti d’un pezzo, che tirano dritti dalla prima pagina (o dalla prima scena) all’ultima, senza cambiare di una virgola. Quelli che riescono ad aggiustare il motore di un aereo con le posate di plastica dei pasti di bordo.
Nel secondo, mi riferisco a quelli che ne combinano una dietro l’altra senza un perché, solo nella vana speranza di suscitare simpatia, di far ridere o di creare un (finto) conflitto.
Perché sì, i personaggi devono commettere errori, ma non devono scadere nel ridicolo. A meno che non parliamo di comiche.
Quando mi trovo davanti a uno di questi due personaggi, giuro, la mia prima tentazione è di spegnere il televisore o buttare il libro nel camino. A furia di “ruminare” storie, ormai mi rendo conto di quando un autore non ha fatto la fatica di creare un personaggio come si deve. E sono sicura che se anche tu mastichi tanta fiction, la stessa cosa accade anche a te.
Per questo, una delle cose che cerco di curare di più, quando scrivo, è proprio la creazione dei personaggi. Una buona storia è fatta sia di trama che di personaggi, ma sono convinta che se i personaggi sono forti, cioè pensati bene, rappresentano un motore potentissimo per la storia.
Ora, un buon personaggio è senza dubbio un personaggio che commette errori, su questo siamo d’accordo. Perché gli errori gli permettono di crescere. Creano un arco evolutivo. Ma se non sono errori che scaturiscono dalla sua stupidità, allora da dove arrivano? A mio parere, da due elementi fondamentali.
1. Le circostanze. Se un personaggio si trova in una situazione nuova, sconosciuta o imprevista, è probabile, anzi plausibile che commetta errori. Pensa a te stessa. Sei di sicuro una persona in gamba, ma se ti trovi ad affrontare qualcosa di nuovo, qualche intoppo ci sarà, giusto? Magari non drammatico, ma difficilmente tutto filerà liscio al primo colpo.
2. I difetti. E qui si apre tutto un mondo. Perché quello che, mi ci gioco la testa, anche tu ami di più, sono i personaggi autentici, credibili. E per essere tali, questi personaggi devono avere dei difetti. La tua protagonista deve avere dei difetti; la tua antagonista deve avere dei difetti.
Per quanto appena tratteggiati, anche i personaggi secondari devono avere dei difetti. In tutti loro ci deve essere della luce e dell’ombra. Perché il bello di leggere un romanzo è poter entrare nella testa di qualcun altro e vedere questa luce e questa oscurità.
Dopo quattro romanzi, diversi racconti e tutta una serie di idee che mi ribollono in testa, ho imparato a seguire alcuni criteri utili per sviluppare personaggi il più possibile autentici. Eccoli qui.
1. Qualsiasi punto di forza ha il suo rovescio della medaglia. Se decido che la mia protagonista è dolce e affettuosa, posso fare in modo che questa sua affettuosità la porti a essere considerata a volte un po’ leggera e svampita. Se mi piace raccontare di una protagonista che ama accontentare tutti, posso fare in modo che si permetta di giudicare gli altri quando sono meno generosi di lei. Quindi anche tu puoi pensare ai tratti più piacevoli della tua protagonista e scoprire in che modo possono aprire la strada a dei difetti.
2. I difetti possono essere o psicologici o morali. Un difetto psicologico è quello che mi porta a tenere un comporatmento che nuoce a me stessa; un difetto morale è quello che mi porta a nuocere agli altri. Quindi anche qui, hai ampio spazio per decidere come deve essere la tua protagonista.
3. Scegli un solo difetto principale e un paio di altri difetti minori. Se ci pensi, anche noi, nella realtà, siamo fatti così, no? Complessi. Ecco, senza farti prendere la mano, perché poi un personaggio così diventa difficile da gestire, potresti decidere che la tua protagonista non riesce a valutare le conseguenze delle sue azioni perché fondamentalmente è immatura e magari puoi aggiungere qualcosa di collegato: magari è un filo superficiale? O non lascia mai parlare gli altri? O egocentrica?
4. La prima cosa che le lettrici vedono del tuo personaggio sono gli errori. Cerca di non mostrare subito anche il difetto, la “bugia”, che si nasconde dietro. Lascia che lo scoprino loro nel corso della lettura.
5. I difetti non sono problemi. Casomai i difetti sono la causa dei problemi. Attenta a non confondere gli uni con gli altri. Non mettere la tua protagonista davanti a una sfilza di problemi senza nessun collegamento tra loro, solo per metterla alla prova. I problemi devono essere strettamente collegati al difetto che le vuoi far correggere.
6. All’inizio, il personaggio non solo non è consapevole dei suoi difetti, ma spesso li considera addirittura dei pregi. Sta a te fargli capire che non è così.
E vorrei approfittare di questo ultimo punto per mostrarti un po’ lo scheletro dell’evoluzione di un difetto:
. All’inizio del romanzo, le azioni della tua protagonista mostrano che c’è qualcosa che non va in lei. Un difetto.
. La tua protagonista entra in contatto con altri personaggi che mettono in luce sempre di più questi suoi lati negativi.
. La storia prosegue mostrando che i lati negativi della tua protagonista non nuociono solo gli altri ma anche a se stessa.
. La tua protagonista è costretta a sbattere il muso contro i propri difetti (e se per caso era convinta che fossero pregi deve ricredersi).
. La tua protagonista si trova davanti a una scelta. Cambiare o rimanere com’è?
. La tua protagonista sceglie di cambiare.
Un personaggio con dei difetti è fondamentale.
È infatti più difficile che nella lettrice scatti l’immedesimazione con un personaggio “perfetto”. Forse la tua protagonista non possiede lo stesso difetto della tua lettrice, ma non importa. Quello che importa è che lei la vedrà lo stesso simile a sé, grazie alle sue imperfezioni.
Inoltre, come ti dicevo qui, le tue lettrici sono curiose di vivere attraverso le esperienze della tua protagonista qualcosa che potrà tornare loro utile, e quindi, anche se non ne condividono i difetti, vogliono sapere come potrebbero cavarsela nel caso in cui…
I difetti nascondono la possibilità di migliorare, e “viverli” grazie alla tua protagonista permette anche alle tue lettrici di migliorare insieme a lei. Pensa a pensare a quanti personaggi “perfetti” non ti hanno lasciato nulla e quanti di quelli imperfetti sono diventati indimenticabili… che difetti avevano? Come li hanno superati?
TI PIACEREBBE CHE ANCHE I TUOI PERSONAGGI FOSSERO COSÌ? TALMENTE IMPERFETTI DA RISULTARE INDIMENTICABILI? ISCRIVITI AL MIO PERCORSO MADREPERLA E IN CINQUE SETTIMANE AVRAI PERSONAGGI DI CUI TU E LE TUE LETTRICI VI INNAMORERETE ALLA FOLLIA!
Photo Credits: Edy Tassi TradAutrice
Ciao Edy, questo articolo mi e’ piaciuto moltissimo e l’ho trovato “illuminante”. Essendo una scrittrice alle prime armi, ho difficolta’ con il costruire i personaggi. E qui la mia domanda: quando si scrive la biografia dei personaggi principali, quanto si deve andare a fondo? Mi piacerebbe trovare da qualche parte un esempio di biografia dei personaggi. Avresti qualche suggerimento da darmi? Grazie mille Stefania
Ciao Stefy, ti ringrazio di questo tuo commento e mi fa molto piacere che l’articolo ti sia piaciuto. Alla tua domanda, rispondo qui con una risposta breve: non ci sono regole sulla biografia corta o lunga, credo che il parametro fondamentale sia approfondire quello che serve. Mi serve andare molto a fondo? In alcuni casi forse sì, in altri magari mi sto concentrando su dettagli meno utili. L’importante è che questa biografia non si trasformi in un lavoro infinito che porta via tempo alla scrittura. E ti ringrazio del suggerimento, lo prenderò in considerazione. Nel frattempo, ti segnalo il percorso che ho pensato proprio per aiutare le aspiranti autrici come te a costruire i personaggi e a concentrarsi su ciò che conta di più. Si chiama Madreperla e lo trovi nei miei servizi. Prova a dare un’occhiata! Ciao