Nel corso degli anni, una delle domande che, come è normale, tornava di più quando presentavo uno dei miei libri è: Perché hai cominciato a scrivere? o Perché scrivi?
La risposta che ho sempre dato e che in gran parte corrisponde alla verità è questa: scrivo perché voglio suscitare emozioni; voglio che le persone provino qualcosa quando leggono e voglio che si divertano.
Questa spiegazione nasce, fondamentalmente, dal motivo per cui amo leggere. La lettura mi ha sempre regalato emozioni, mi fa compagnia, mi fa stare bene e mi diverte. Perciò, in una sorta di “payback” inconsapevole (questa spiegazione me la sono data prima di conoscere il concetto di “payback” che, in sostanza, significa restituire all’Universo parte della fortuna che ci elargisce), quando ho deciso di darmi alla scrittura l’ho fatto perché volevo che le persone si sentissero bene come mi sentivo io.
Di sicuro, ho cominciato a scrivere anche perché ero affascinata dal nome degli autori in copertina e da tutta la liturgia di presentazioni, apparizioni televisive, articoli sui giornali che accompagnava l’uscita di un libro.
Mi attirava la possibilità di diventare una di quelle figure misteriose e quali mitologiche che tanto potere avevano sulla mia vita e sulla mia felicità.
L’unica cosa di cui non ero consapevole, e della quale mi sono resa conto solo in un secondo momento, è che tra tutti questi motivi, mancava quello fondamentale.
LA RISPOSTA MIGLIORE ALLA DOMANDA «PERCHÉ SCRIVI?»
A scuola io, in italiano, ero brava. Era una di quelle materie in cui non ho mai dovuto studiare. Scrivere era una “dote”. Scrivevo temi di getto, quasi come se fossi stata sotto dettatura da parte di chissà quale entità misteriosa nella mia testa. Nella maggior parte dei casi, le mie brutte erano identiche alle belle. E ho completato il tema della maturità in due ore.
Ora, non ti racconto tutto questo per vantarmi, ma per spiegare come mai mi è sfuggito un elemento importante. Mi è sfuggito perché quando una cosa ti riesce senza fatica, dai per scontato non solo di riuscire a farlo, ma non ti domandi nemmeno perché lo fai. Non ci pensi. Lo fai e basta e ti convinci che tutto si esaurisca lì. Lo fai perché ti viene facile.
Poi, a un certo punto, le copertine con il mio nome sono arrivate. È arrivato qualche spicciolo (e non è un eufemismo). Sono arrivati anche gli articoli sui giornali e sulle riviste. E insieme sono arrivate anche le aspettative, la pressione, le scadenze (immagina la vita di una qualsiasi celebrità, scalata in piccolo, molto molto più in piccolo, ma fondamentalmente con le stesse dinamiche). Ed è stato a quel punto che mi sono resa conto dell’elemento chiave, sul quale non mi ero mai soffermata. Me ne sono resa conto perché solo in quel momento ne ho percepito la mancanza.
DIVERTIRSI.
Già, divertirsi.
Sembra banale, vero? Eppure ti garantisco che non lo è. Se scrivi per avere successo, per fare soldi, per avere il tuo nome in copertina… ma anche per comunicare, suscitare emozioni ecc… e non lo fai prima di tutto e soprattutto per divertirti, prima o poi aspettative, pressioni, scadenze prenderanno il sopravvento e tu smetterai di scrivere.
Perché il successo magari non arriva, perché di soldi neanche l’ombra, perché il nome in copertina a un certo punto diventa quasi una presa in giro e quanto a suscitare emozioni, a volte ti sembra che siano in così pochi a leggerti (e qui trovi un mio post a cuore aperto sulle recensioni) che non riuscirai mai a dare davvero il contributo che desideri.
E quindi, cosa resta? Nulla.
La risposta migliore alla domanda «Perché scrivi?» è che lo fai per divertirti. Se scrivi per divertirti, è tutto il resto che non conta, e niente e nessuno potrà convincerti che il tuo impegno e le tue parole siano inutili.
Non so se sei d’accordo con me, ma nei post di novembre il mio scopo è proprio aiutarti a coltivare il divertimento della scrittura. Togliere il carico di aspettative e pressioni che senti su di te e che magari ti ha fatto pensare più volte, come è capitato a me, che tutta questa fatica non ne vale la pena e che, in giro, qualcun altro si farà carico di suscitare le emozioni che avresti voluto suscitare tu!
Intanto, però, ti invito a rispondere alla domanda: Perché scrivi? E se ti va, lasciami un commento per spiegarmelo!
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