Per scrivere con costanza e vedere i risultati del proprio lavoro, una delle cose che servono di più è una writing routine, perché, appunto, se non c’è niente di scritto non c’è niente da pubblicare o da far leggere.
DUE TIPI DI WRITING ROUTINE
Esistono però due tipi di writing routine: la micro writing routine e la macro writing routine.
- la micro writing routine: è quella comunemente intesa. Scrivere tutti i giorni, oppure solo nei giorni feriali, scrivere per un tot di tempo al giorno, scrivere un tot di parole al giorno ecc…
- la macro writing routine: è una routine meno immediata o considerata, che si occupa di come gestire le fasi della scrittura e svolge un ruolo molto strategico per riuscire a scrivere con costanza. Purtroppo, è anche il tipo di routine che io, negli anni, ho più trascurato.
IL MIO ERRORE
Come puoi vedere dal mio profilo Amazon, in quasi dieci anni ho scritto quattro romanzi, due novelle e un manuale, che però non sono niente in confronto a certe autrici che sfornano, come minimo, un romanzo all’anno.
Il motivo di questo ritmo più “rilassato” è che da un lato sono stata pubblicata in modo tradizionale e se questa è sì una fortuna di cui sono felice, ha però comportato che i ritmi di pubblicazione non li dettassi io ma la casa editrice. Dall’altro, e qui la responsabilità è tutta mia, il motivo è che io sono sempre stata, come dire, una scrittrice “seriale”. E con seriale non intendo che scrivo serie, ma che ho sempre aspettato di finire un romanzo prima di cominciare quello successivo.
Recentemente però ho scoperto un libro che mi ha fornito una chiave di lettura interessante, oltre a darmi la possibilità di pensare a una macro writing routine diversa. Il libro è Dancing on the Head of a Pen di Robert Benson.
Rielaborando un po’ quello che ha scritto Benson, la scrittura non è un nastro trasportatore come quello con il quale si assemblano ingranaggi, ma un processo composto da un certo numero di fasi (tre) e ogni volta che ci occupiamo di una certa fase, indossiamo un “cappello” diverso: un basco, un cappellino da baseball, un fedora.
Io riflettendoci su, e personalizzando un po’ la cosa, sono giunta alla conclusione che le fasi dovrebbero essere quattro, ciascuna delle quali corrisponde a un certo tipo di penna.
LE QUATTRO FASI
Le quattro fasi (o le quattro penne) della macro writing routine sono:
La matita: corrisponde alla fase di ricerca. La matita è quella che impugni quando ti documenti e sottolinei un passaggio in un libro, in un articolo ecc. Ovviamente la ricerca si può fare anche visitando luoghi e intervistando persone, ma la matita simboleggia la fase di raccolta dati.
La stilografica: corrisponde alla scrittura vera e propria. La fase creativa, in cui racconti la storia, scrivi la tua prima stesura, senza pensare troppo alla forma, alla grammatica ecc. ma scopri, letteralmente, ciò che vuoi raccontare.
La penna rossa: è la penna delle correzioni, quella delle maestre (e io ammetto di non aver mai capito perché gli errori segnati in blu fossero più gravi di quelli segnati in rosso!). Questa è la fase in cui controlli che la storia sia costruita bene, correggi gli errori, sistemi la sintassi… insomma è la fase di editing.
L’evidenziatore: corrisponde alla fase in cui, appunto, metti in evidenza il tuo lavoro, lo pubblichi, ne parli, lo fai leggere.
Quindi, mantenendo la simbologia, il mio errore per anni è stato pensare che queste penne andassero impugnate fino alla fine, cioè fino a quando non avessi finito la mina, l’inchiostro o il colore. In altre parole, dovevo finire di fare ricerca e solo a quel punto cominciare a scrivere, dovevo finire di scrivere e solo a quel punto cominciare a fare editing, dovevo finire di fare editing e solo a quel punto cominciare a promuovere e poi daccapo, solo quando avevo pubblicato potevo ripartire con la ricerca per un nuovo libro.
Ma…questo tipo di macro writing routine mi ha molto penalizzata, perché aspettando di finire completamente una fase prima di cominciare quella successiva ii tempi si sono dilatati e questo ha avuto una serie di conseguenze negative. Tra un libro pubblicato e l’altro passava sempre così tanto tempo che in pratica ero costretta ogni volta a ricostruire quasi da zero il mio pubblico di lettrici; nel frattempo le idee per nuovi progetti si affollavano nella testa creando confusione; e quando finalmente prendevo in mano una storia nuova era passato così tanto tempo dall’ultima parola scritta che in un certo senso mi ero dimenticata come si faceva a scrivere.
LA SOLUZIONE
Il trucco di una macro writing routine perfetta è prendere sì in mano le penne una alla volta, ma non usarle fino a consumare tutto l’inchiostro. In altre parole, l’ideale è impugnare ciascuna penna a rotazione ogni giorno, in modo da ritagliarsi ogni giorno del tempo per fare un po’ di ricerca, scrivere, correggere e promuovere il proprio lavoro.
Non è necessario bloccare mezza giornata, a volte basta anche un’ora: quindici minuti per leggere un articolo, quindici per scrivere un nuovo paragrafo, quindici per correggere qualcosa, quindici per raccontare sui social cos’hai fatto.
Se invece preferisci concentrarti in modo diverso, potresti utilizzare solo due penne tutti i giorni: la mia accoppiata preferita sono matita/penna rossa, stilografica/evidenziatore. Il che vuol dire correggere un lavoro mentre fai ricerca per il successivo, e scrivere qualcosa di nuovo mentre ti promuovi.
Tu che writing routine adotti? Fai come ho sempre fatto io, mettendo in sequenza le fasi, oppure hai già sperimentato qualcosa di simile a quello che ti ho descritto in questo articolo? Per aiutarti a tenere traccia del tuo lavoro, puoi provare a usare la mia agenda per scrittrici, uno strumento che ho pensato per aiutarti a utilizzare tutte le penne di cui abbiamo parlato qui!
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