Nei libri, come nelle ricette, il segreto perché riescano è avere buoni ingredienti.
E uno degli ingredienti più importanti di un libro sono senza dubbio i personaggi.
Da quando ho cominciato a scrivere, anche io ho sempre cercato di creare personaggi interessanti, vivi, credibili. L’equivalente culinario, insomma, dell’uovo raccolto fresco, delle zucchine dell’orto biologico, dell’olio appena spremuto che ti porta l’amico. Perché come si capisce quando stai spalmando su una fetta di pane la marmellata fatta in casa con i lamponi appena raccolti o il miele dell’apicoltore di fiducia, così sono convinta che si capisca subito se i personaggi di un libro sono veri. Unici.
Il peggior nemico quindi di chi vuole creare personaggi così è lo stereotipo. Il cliché. L’effetto stampino.
Ecco perché sono sempre alla ricerca di suggerimenti per creare personaggi che sfuggano a questi tranelli.
Recentemente, mi sono imbattuta nell’enneagramma.
Lo conoscete?
Se vi interessate di psicologia, probabilmente sì. Ma forse non sapete che oltre a essere uno strumento con cui si studiano le personalità umane, può risultare utile per creare personaggi originali e credibili.
Intanto, cos’è l’enneagramma?
Si tratta di un simbolo esoterico che nel corso dei secoli ha acquisito anche una valenza e un utilizzo psicologico.
È formato da una circonferenza, la cui area è suddivisa in nove parti, che rappresentano la fusione del numero 3 con il numero 7. Esotericamente, il numero tre rappresenta le tre forze che danno origine all’Universo (trinità cristiana, induista, buddista, vi dicono qualcosa?) mentre il sette rappresenta i sette stadi dell’evoluzione del mondo fisico (la materia infatti ha sette gradi di densità: atomico, sub-atomico; super-eterico, eterico, gassoso, liquido e solido. Noi a occhio nudo riusciamo a vedere solo gli ultimi tre.)
I punti di contatto dei segmenti interni con il perimetro della circonferenza sono numerati da 1 a 9. I segmenti formano una figura principale, cioè un triangolo equilatero (le tre forze di cui sopra) i cui vertici sono numerati come 3-6-9. Gli altri punti di contatto invece sono numerati seguendo il quoziente che si ottiene dividendo il numero 1 per il numero 7 (le sette forze di cui sopra). Il risultato di questa divisione è il numero periodico 0,142857142857… che non contiene nessun multiplo del numero 3.
Dicevo: l’enneagramma inizialmente era un simbolo esoterico utilizzato per rappresentare la vita, ma grazie a uno psichiatra cileno (Claudio Naranjo) e a un filosofo boliviano (Oscar Ichazo), diventa un elemento di studio nel campo della psicologia, utilizzato per mappare i diversi tipi di personalità.
L’enneagramma dei tipi psicologici identifica perciò nove enneatipi, che pur essendo molto diversi tra loro si possono però grossolanamente raggruppare in tre tipologie principali: gli istintivi (1,8,9) che agiscono impulsivamente in risposta a uno stimolo esterno; gli emotivi (2,3,4), più a contatto con i sentimenti, che mirano al riconoscimento esterno e danno grande importanza all’immagine; e infine i razionali (5,6,7), che privilegiano la ragione e sono tipi tendenzialmente malinconici.
Ogni enneatipo ha i suoi punti di forza, di debolezza e una possibile evoluzione nel tempo. Ed è qui che la cosa si fa interessante per uno scrittore.
Come?
Innanzitutto, vediamo quali sono i nove enneatipi, insieme a una loro sintetica descrizione:
1. Il Perfezionista: è quello che deve fare sempre la cosa giusta, quello che per sentirsi sicuro e amato pensa di dover sempre seguire le regole e fare le cose alla perfezione. Inoltre pensa di dover spingere gli altri a fare le cose sempre nel modo migliore. Il numero Uno può apparire rigido, critico e presuntuoso. Si relaziona con gli altri soprattutto insegnando, redarguendo, facendo prediche e si infastidisce quando vede che le persone non gli danno retta. Il numero Uno è una persona di sani principi, responsabile, con una forte integrità, capace di ispirare chi gli sta vicino. Un esempio? Hermione Granger, in Harry Potter.
2. L’aiutante: ha bisogno di essere amato e apprezzato e per riuscirci può arrivare a manipolare le persone attorno a sé. Cerca chi ha più potere e si rende indispensabile. L’aiutante trascura le proprie esigenze, concentrandosi su quelle degli altri. Il numero Due può rivelarsi una persona sincera, empatica, altruista. Si relaziona con gli altri sostenendoli e offrendo consigli. Un esempio? Emma Woodhouse
3. Il Vincente: è colui che vuole ottenere l’approvazione generale (quindi non solo quella della persona che più ha potere, come il Due). Simula le emozioni più utili, invece di provarle davvero. Il numero Tre è attento all’aspetto fisico. Può essere molto competitivo e ossessionato dal risultato finale. Spesso il numero Tre è affascinante, carismatico, capace di ottenere risultati degni di nota. Si relaziona con gli altri con continue proposte, cercando di motivare, raccontando aneddoti postivi. Un esempio? Dorian Gray.
4. L’Individualista: spesso ha la sensazione che nella sua vita manchi qualcosa. Si sente malinconico, depresso, e cerca sempre chi possa aiutarlo a trovare quel qualcosa che manca. Tra i Quattro ci sono gli artisti, i romantici, i sensibili. Il numero Quattro cerca il significato della vita e rifugge le banalità. Siccome paragona sempre la realtà con ciò che avrebbe potuto essere, il Quattro può diventare lamentoso e avere sempre da ridire su ciò che è e fa. Il Quattro sa essere molto creativo ed è in grado di trasformare le proprie esperienze in qualcosa di significativo. Un esempio? Liesel Meminger.
5. L’Investigatore: controlla il proprio mondo, controllandone le informazioni. Non ama le emozioni intense. Il numero Cinque vuole essere autosufficiente e non gli piacciono le invasioni dello spazio personale. Ama starsene solo con i suoi pensieri. Il Cinque può apparire freddo e distaccato e preferire la compagnia di se stesso a quella degli altri. Può essere molto intuitivo, curioso, acuto e aperto mentalmente. Un esempio? Sherlock Holmes.
6. Il Difensore: è quello che studia sempre in anticipo la situazione e che non si fida del prossimo. Guadagnarsi la sua fiducia significa trovare un amico per la vita. Il numero Sei ama avere problemi da risolvere e spesso se li va a cercare. Si relaziona con gli altri con continue domande, avvertimenti, cercando di intuire le intenzioni altrui per non farsi cogliere impreparato. Un esempio? Bilbo Baggins.
7. L’Avventuriero: è il tipo che ama divertirsi e circondarsi di amici. Ama la vita e di solito è in grado di badare a se stesso. Tuttavia, quando esagera, rischia di cadere vittima di dipendenze e spesso il suo stile di vita frenetico è solo un modo per evitare di soffrire. Tiene a bada l’ansia facendo sempre un sacco di progetti. Il Sette rischia di diventare un materialista, impegnato solo a evitare la noia. Ma sa anche essere un aggregatore, capace di entusiasmare gli altri. Ama raccontare storielle e barzellette. Un esempio? Peter Pan.
8. Il Leader: stabilisce le regole e ha una presenza molto forte. In certi casi il suo atteggiamento può risultare dittatoriale. Di solito evita di appoggiarsi agli altri e vuole lasciare un segno nel mondo. Si infiamma in fretta. Il numero Otto è combattivo e cerca sempre di assumere il comando dell’ambiente in cui si trova. Sa essere coraggioso e magnanimo, capace di prendere le persone sotto la sua ala. Si relaziona con gli altri discutendo, dando incarichi, stabilendo obiettivi. Un esempio? Rhett Butler.
9. Il Mediatore: è il pacificatore, colui che ama trovare terreni di incontro comuni. Di solito fa in modo che tutti si sentano ascoltati, a discapito dei propri sentimenti. Si trascura. Non si caccia nei guai, ma spesso rischia di passare inosservato. Quando si sente frustrato, comunica la sua rabbia in modo indiretto, aggressivo passivo. Sa essere un ottimo mediatore e comunicatore. Ama sognare a occhi aperti. Un esempio? Dorothy de Il Mago di Oz.
Ma in che modo questi nove ennatipi possono essere utili?
Il personaggio stereotipato, che tutti gli scrittori vogliono evitare, nasce quando si ricorre a generalizzazioni che riguardano per esempio la nazionalità, la religione, il sesso, il peso, l’altezza, l’occupazione, gli hobby, l’età, lo stato sociale o perfino il colore dei capelli e degli occhi.
Con gli enneatipi, questo rischio si può evitare. Vediamo un esempio.
È facile trasformare una donna (sesso) giovane (età) e single (stato sociale), bionda (colore di capelli), che fa la manicurista (professione) nello stereotipo della bella e oca.
Però, proviamo a vedere cosa viene fuori, applicando a questa descrizione di base i nove enneatipi.
1. La Perfettina del salone: Jinny lavorava in un importante nail salon di città, ma quando è costretta a trasferirsi in un paese di provincia, deve accontentarsi di fare la manicurista in un piccolo centro estetico. Lì, il suo continuo criticare i prodotti, il modo di lavorare delle colleghe e le clienti provinciali, la rende una presenza ben presto poco gradita. Ma a lei non importa. Ne sa più di tutte quelle ragazzine. Anzi, si sente perfino più esperta della ragazza che gestisce il centro. E la sera quando arriva a casa, non fa che provare nuovi elaborati decori per le unghie da mostrare alle colleghe per far vedere quanto è brava.
2. La manicurista generosa: Virginia non ha mai conosciuto i suoi nonni e ha sempre invidiato le amiche che, da bambine, ne avevano almeno uno con cui giocare. Per questo ha sempre cercato la compagnia degli anziani. In una grande città non è facile, ma ora che si è trasferita in un paesino di provincia, si offre di fare la manicure agli anziani del ricovero, dopo il lavoro, in modo da poter approfittare del tempo che trascorre con loro farsi raccontare storie e ricordi. Non le importa se non la pagano. A lei piace rendersi utile e vedere il sorriso di quei vecchietti la fa tornare bambina e la fa sentire amata.
3. La manicurista competitiva: Lisa, da semplice manicurista di un piccolo salone di parrucchiere, da qualche anno ha aperto il suo centro estetico. È una ragazza di successo molto orgogliosa del risultato che ha raggiunto. Quando però scopre che nel centro commerciale vicino sta per aprire un salone concorrente, decide di chiedere l’aiuto di un importante esperto di estetica per mantenere la clientela e, se possibile, costringere l’altro centro a chiudere nel giro di poco.
4. La segretaria insoddisfatta: Camilla, da sempre, vorrebbe aprire un salone. Ma le manca il coraggio di mettersi in proprio e così ha sempre accettato i lavori che capitavano, anche se la portavano più lontano dal suo sogno. Così, finito il lavoro, si diverte a realizzare tutte le sere nail art sempre diverse, che però non riescono mai fino in fondo come vorrebbe lei. Sua madre le dice sempre che sono bellissime, ma lei non ci crede e infatti la mattina prima di andare in ufficio, toglie tutto con il solvente. Se solo qualcuno si accorgesse di quanto è brava, allora sì che sarebbe felice!
5. L’assistente sociale pensierosa: Luisa ha imparato a farsi le unghie da bambina, con la sua nonna. Per lei passare lo smalto ha sempre rappresentato un modo per rilassarsi, sgombrare la mente e trovare la soluzione a problemi apparentemente irrisolvibili. Dopotutto, con delle belle unghie laccate, non c’è problema che non si possa prendere in mano! E poiché lavora in un centro sociale, di problemi gliene capitano sotto il naso parecchi. Così lei si dà lo smalto in continuazione, per riflettere e riflettere. Tanto che a volte in casa sembra del tutto assente e il suo compagno comincia a sentirsi trascurato.
6. L’apprendista: Viola è stata presa in prova in un bellissimo centro estetico grazie all’intervento della madre, che ne è cliente da tempo. Per questo Viola si sente molto agitata e vorrebbe dimostrare che quel posto se lo merita, raccomandazione o non raccomandazione. Anche perché le altre le sembrano un po’ freddine, un po’ scostanti. C’è una ragazza, però, che forse la guarda con più simpatia e potrebbe diventare sua amica. Ma vallo a sapere. Certo, meglio tenere gli occhi aperti e evitare di cadere in qualche trappola che le colleghe potrebbero tenderle per dimostrare che in realtà non vale niente. Per questo le osserva con attenzione, seguendole con la coda dell’occhio, per vedere se complottano in un angolo, mentre lei è impegnata con qualche cliente.
E mi fermo qui, perché immagino di aver reso l’idea.
Gli enneatipi quindi permettono di partire da delle caratteristiche anonime, magari anche stereotipate, e farne dei personaggi autentici.
Non solo. Ogni enneatipo ne ha accanto altri due che vengono definiti enneatipi “ali”. Per esempio, l’enneatipo 1 (il Perfezionista), ha accanto il 2 (l’Aiutante) e il 9 (il Mediatore). Queste ali sono gli enneatipi che più influenzano l’enneatipo principale. Un po’ come accade nell’oroscopo con l’ascendente. Quindi il Perfezionista potrebbe avere dei tratti in comune con l’Aiutante e il Mediatore. Cosa che, come avrete capito, aumenta le possibilità di creare personaggi unici e sfaccettati. E chiaramente, analizzando i vari enneatipi si possono identificare gli antagonisti migliori per ciascuno di loro. Per esempio, un buon antagonista del perfettino 1 potrebbe essere il giocherellone 7. I dissapori tra loro potrebbero avere motivi organizzativi ma anche economici. Il 7 si stanca del perfezionismo dell’1 e si sente in trappola, perciò comincia a cercare alternative. Il rapporto tra i due rischia di logorarsi sempre di più. Ecc…
Se questo argomento vi interessa, in rete e in libreria ci sono moltissimi testi che analizzano nel dettaglio ogni enneatipo, fornendo non solo descrizioni puntuali ma anche ipotetici sviluppi della personalità, come gli enneatipi si influenzano tra loro, come si creano i rapporti e via dicendo. Io per esempio ho trovato molto interessante queto sito: https://www.enneagraminstitute.com
Pensate che, addirittura esiste un programma di scrittura che basa la creazione dei personaggi proprio sugli enneagrammi!
Si tratta di Character Writer Pro, che oltre a essere un software utile per creare personaggi interessanti, offre anche un generatore di trama. È in inglese, ma per curiosità, io lo proverei.
E voi? Avete trovato metodi interessanti per costruire i vostri personaggi?
L’articolo è di grande interesse e può essere un ispiratore per chi scrive. Bisognerebbe però approfondire l’argomento, ossia l’enneatipo preferito, specie quello che interessa di più. Io ho scritto centinaia di romanzi per grandi e per bambini, sempre sfruttando la mia fantasia. Non potrei mai ripetere qualcosa di già detto o scritto perché mi annoierei. Io mi diverto, scrivendo, perché vivo molte vite. Parto sempre cercando un personaggio particolare, che mi affascina per qualche motivo e gli costruisco intorno la storia. Non so se sia un buon metodo, ma è il mio anche se banale. Ho sempre voglia di scrivere perché rappresenta per me un’evasione magica e prima di dormire chiamo a me eroi ed eroine vaganti per l’etere perché mi raccontino qualcosa. Grazie comunque per le perle che diffondi. Chissà, un giorno potrebbero essermi utili e sicuramente lo saranno per molte persone.
Paola, intanto grazie di aver letto il mio articolo, mi fa molto piacere perché ti conosco e so che sei una vera maestra. Nei miei articoli racconto curiosità che possono interessare a chi, come noi, svolge un lavoro magico ma anche difficile. E sono convinta che proprio parte della magia stia nel “sentire” i personaggi attorno a noi, le loro voci, le loro storie. Credo anche che ci sia chi ha le antenne più sviluppate, come te, e riesca a farli essere più loquaci, e chi, magari più inesperto, abbia bisogno di un aiuto per metterli a fuoco meglio. A me a volte capita di non sentirli benissimo, lo ammetto, e quindi io stessa devo ricorrere a trucchi per rendere loro giustizia.
Perciò, se qualche volta uno dei tuoi personaggi ti dice che farebbe volentieri quattro chiacchiere anche con un’altra autrice, mandalo pure da me! 🙂 Un abbraccio!