Nel momento in cui prendi in mano la penna o appoggi le dita sulla tastiera, eccola lì, che compare, insieme alle prime parole, alle prime idee. La paura di fallire. Una paura trasversale, ecumenica, che non guarda in faccia nessuno: esordienti o no. La paura di fallire, quando scrivi, è una compagna che può restare dormiente, ma che è pronta a saltare fuori al primo accenno di stanchezza, un po’ come l’herpes.
E quando salta fuori, diventa difficile da debellare perché, la fetente, sa premere tutti i pulsanti giusti e fare leva su tutta un’altra serie di ansie e paturnie di cui noi, sensibili creative, siamo piene… non senza ragione, oserei dire!
Cosa ne so? Be’, per molti versi posso considerarmi una campionessa mondiale di fallimento.
Il primo romanzo che ho scritto ha avuto un ottimo successo, ma, ironia della sorte, con l’andare del tempo ha preso sempre più le sembianze della beffa prima del danno, o di una scala che avevo salito rapidamente per poter precipitare giù da un’altezza maggiore.
Infatti, il secondo romanzo ha venduto così così, il terzo poco, il quarto… che te lo dico a fa?! (PS: se sei curiosa di scoprire tutti i dati esatti, ti invito a guardare il video che ho pubblicato sulla mia pagina Facebook, e già che ci sei, se ancora non lo hai fatto, mettile un bel like e comincia a seguirmi!)
Bene, hai visto il video? Quindi ora sai che sono, a tutti gli effetti, l’esempio vivente di un fallimento.
Ecco perché posso parlare a pieno diritto della paura di fallire. L’ho provata, la provo e, sono sicura, la proverò.
Sì, perché devi sapere che la paura di fallire non sparisce.
L’unica cosa che puoi fare è imparare a gestirla.
In un mio post precedente ti ho già parlato della paura di scrivere, della quale la paura di fallire, quando scrivi, è una stretta parente. Ma cosa vuol dire avere paura di fallire?
Principalmente, vuol dire due cose: temere di dover rinunciare a un sogno e temere di non dimostrarsi all’altezza di quel sogno.
C’è quindi una valenza interiore e una esteriore. Quando hai paura di fallire, in sostanza, temi di non soddisfare le aspettative altrui (alle tue lettrici non è piaciuto quello che hai scritto); e temi che le lettrici non soddisfino le tue aspettative (vendite, recensioni e compagnia bella che scarseggiano).
Quando entrambe le paure si concretizzano, è la fine, scatta la crisi più nera.
E di nuovo, lo so bene.
So cosa vuol dire non vendere come vorrei, cosa vuol dire aspettare come un’assetata nel deserto le recensioni, che nella maggior parte dei casi non arrivano, avvertire il vuoto attorno e non capire perché. Sulla carta tutto sembrerebbe in ordine, a posto, invece, nulla.
In questi casi le cose da fare sono due.
RIFLETTERE
Se è vero che il sasso fa male a seconda dell’altezza da cui cade (diceva il mio saggio nonno), tu prova a individuare cosa significa per te avere successo come scrittrice, cioè qual è altezza da cui ritieni di dover osservare la tua attività, o dalla quale potrebbe cadere il sasso di mio nonno.
Per te, successo, significa:
- arrivare alla fine della stesura di un romanzo che sognavi di scrivere da una vita (Qui trovi un sacco di consigli su come farcela!)
- trovare una casa editrice tradizionale
- farti rappresentare da un agente
- entrare nella classifica dei più venduti
- fare presentazioni in tutta Italia
- vendere il titolo all’estero
- raggiungere 100 recensioni su Amazon
- guadagnare 100.000 euro
- arrivare alla prima ristampa (o alla quarta o alla decima)
- avere un gruppo su FB con migliaia di iscritte
- avere un profilo IG che scoppia
- divertirti mentre scrivi
- partecipare a un premio letterario
- essere una fonte d’ispirazione
- raccontare una storia in cui credi
L’elenco può andare avanti fin che vuoi. Anzi, sentiti libera di aggiungere tutto quello che preferisci. Ma, ovviamente, più l’elenco si allunga, più il simbolico sasso sale, su su, dove il vento è più forte, dove è più facile che si scatenino i temporali, le tempeste di neve e le probabilità che cada dritto su di te, che là sotto, ticchetti allegramente sulla tastiera, aumentano.
Quindi, la prima cosa da fare per gestire la paura di fallire quando scrivi è prendere coscienza del suo opposto. Cosa significa per te, avere successo? Di quanti elementi è composto, il successo che desideri? Perché potrebbe non essere un elemento così scontato, sai? Soprattutto visto che, a questo punto, devi…
INDIVIDUARE COSA DIPENDE DA TE
E, ovviamente, cosa dipende dagli altri, di tutte queste variabili del tuo successo.
Non che sapere che non puoi puntare una pistola alla tempia delle tue lettrici per obbligarle a recensire il tuo romanzo sia di grande consolazione, ma il fatto che di mezzo ci sia qualcosa come l’imperscrutabile volontà altrui, può aiutarti ad accettare con fatalismo la cosa. Mia nonna (sì, i miei nonni erano tutti saggi) diceva sempre che al tempo, ai padroni e ai matti non si comanda. E nemmeno alle lettrici, mi verrebbe da dire.
Quindi, osserva il tuo elenco. Quante leve del tuo successo hai messo in mano a persone terze? Quanto dipende, la tua idea di successo da quello che fanno o non fanno persone che non puoi costringere a comportarsi diversamente?
Perché se tutta la tua idea di successo dipende da quello che faranno o non faranno gli altri, be’, il sasso è praticamente un macigno grande come meteorite appeso a un capello. E il rischio che cada perfino se non tira un alito di vento è altissimo. Se invece la tua idea di successo ha a che fare un po’ con gli altri ma soprattutto con te stessa e quello che puoi fare tu per le tue lettrici, allora ci sarà sempre una rete di salvataggio, sopra di te, pronta a frenare la caduta del sasso.
COSA NE DICI? HAI MAI RIFLETTUTO SU COSA SIGNIFICA PER TE, IL SUCCESSO? E QUANTO DI QUESTO POTERE LASCI NELLE MANI DEGLI ALTRI O COME È COLLEGATO ALLA PAURA DI FALLIRE QUANDO SCRIVI? OGGI TI LASCIO COSÌ, UN PO’ SOSPESA (MI SEMBRA IL TERMINE PIÙ APPROPRIATO!) A PENSARE. E SE VUOI, POI RACCONTAMI A CHE CONCLUSIONI SEI ARRIVATA. TI ASPETTO SULLA MIA PAGINA!
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