Se mi stai seguendo in questo cammino dedicato la fallimento, non ti sarà sfuggito che, nonostante i miei fallimenti passati, di cui ti ho parlato in alcuni video sulla mia pagina FB, e nonostante io abbia ancora paura di fallire (delle cose spiacevoli si ha sempre timore, dopotutto siamo umani!), continuo a scrivere. Ho cominciato un nuovo romanzo e, poco prima di Natale, ho regalato un mio racconto a un’iniziativa volta a raccogliere fondi per la CRI.
Ma non finisce qui. Scrivo ancora, e ho addirittura l’ardire di aiutare altre aspiranti autrici a farlo.
Perché?
Non perché io sia come quello che si lamenta delle sue sofferenze ma non smette di darsi martellate o perché voglio campare sulle illusioni altrui.
Nel post precedente ti ho fatto riflettere su due elementi principali legati alla paura di fallire: qual è la tua idea di successo (che quindi definisce anche la tua idea di fallimento) e quanto di questa idea di successo dipende dal comportamento altrui (che non puoi condizionare).
Oggi, le riflessioni continuano.
UNA PRESA DI COSCIENZA FONDAMENTALE
Se continuo a scrivere, e se aiuto altre aspiranti autrici a farlo, è perché, negli anni, ho capito una cosa fondamentale.
Un libro che non vende, lettrici che non recensiscono, le recensioni negative, le case editrici che ti lasciano a piedi, non rappresentano davvero un fallimento. Sono, e qui forse ti sorprenderò…
ASSOLUTAMENTE LA NORMA
È normale che un libro venda poco. È normale che ottenga recensioni scarse e tiepide. Non è piacevole, ma succede. E quindi, è normale anche fallire quando scrivi. Il fallimento è una componente integrante della vita di chi scrive. Non si può non fallire. Tutto quello che non funziona: i pochi lettori, le poche recensioni, le poche copie vendute, fanno parte del gioco.
Fanno male, anche questo è vero. Fanno malissimo. Ma se decidi di scrivere, devi metterle in conto, esattamente come metti in conto che, se corri, prima o poi cadrai; che se giochi a pallone, prima o poi perderai ecc…
Pensaci. Nel momento in cui inizi a scrivere e le tue dita sfiorano la tastiera intraprendi un cammino meraviglioso, pieno di emozione, sogno, speranza, ma anche un cammino che, prima o poi, comprenderà il fallimento. Matematico.
Quindi, perché averne paura? Prendilo come il fatto che durante un lungo viaggio incapperai in un temporale, un rallentamento, una coda. L’importante però è proseguire, fino a destinazione.
Quando io ho realizzato questa cosa, ho provato un sollievo incredibile e sono sicura che, se fai tuo questo pensiero, anche tu ti sentirai molto sollevata. Non sei tu che sei una fallita, o che non sai scrivere. Semplicemente, il dosso che attende ogni viaggiatore, è arrivato.
IL VERO FALLIMENTO
Lo so, a questo punto, tutta avvolta dalla tua nuvola di sollievo, cominciavi a convincerti che il fallimento non esistesse e che la tua paura di fallire fosse una grandissima cavolata. Invece, mi tocca riportarti con i piedi a terra, perché un vero fallimento è possibile, ma solo a una condizione.
Fallire quando scrivi, non è un libro che va male, una battuta d’arresto, un momento di vuoto attorno. Il vero fallimento è solo uno
SMETTERE
Smettere di scrivere, di sognare, di creare mondi, storie, personaggi. Smettere di sederti alla scrivania alla ricerca della parola giusta. Smettere di guardare il mondo con gli occhi di chi cerca sempre un’angolatura nuova da raccontare, un raggio di sole da dipingere, una smorfia, uno stralcio di conversazione. Tutto questo andrebbe perduto. E sarebbe davvero un fallimento.
Ma bando ai romanticismi. Perché ok che il fallimento capita, ok che è nella natura stessa della scrittura che capiti e via dicendo. Ma quando arriva, è comunque una bella botta, che ti lascia tramortita. E quindi, cosa puoi fare, quando ti rendi conto che le cose non stanno andando come vorresti, anzi, che peggio di così non si potrebbe?
IL MANTELLO DELL’INVISIBILITÀ
Non posso darti consigli universali, ma solo qualche metaforica pacca sulla spalla, perché so quanto è doloroso, e offrirti altri spunti di riflessione, che ti prego di considerare con calma, quando la tempesta ormonale e le lacrime si saranno placate almeno un po’.
- Quando compi il primo passo verso la realizzazione di un sogno, allo stesso tempo compi il primo passo verso la dimostrazione che la tua paura di fallire era fondata. Per questo, spesso, siamo tentati di non partire nemmeno. D’altro canto, muovere quel primo passo, e tutti i successivi, è l’unico modo per far sì che il tuo progetto abbia successo. Non ci sono alternative. Quindi, continua a camminare.
- Anche dopo un insuccesso, puoi sempre ricominciare. Checché ne dicano gli altri, sei tu che stabilisci quando un insuccesso è permanente e definitivo (il che mi riporta a qualche riga sopra: ricordi?, fallisci solo se smetti).
- L’insuccesso, spesso, è una sorta di mantello dell’invisibilità. Dopo un insuccesso sparisci, ti ritiri, e in quella solitudine e invisibilità puoi elaborare il tuo nuovo piano, il tuo nuovo progetto. Nell’invisibilità puoi sperimentare, reinventarti, rischiare. Il fallimento ti rende libera!
- La paura di fallire quando scrivi è il segnale che stai facendo qualcosa di importante per te. E quindi, non vale forse la pena rischiare? Come dice Jeff Bezos, però, mantieni stabile la destinazione e aggiusta la rotta. Se qualcosa non ha funzionato, cerca di capire cosa, ma soprattutto, impara a procedere a piccoli passi e a costruire qualcosa ogni giorno. A quel punto la paura di fallire non sarà più un problema perché per te sarà più importante quello che stai costruendo.
HAI MAI APPROFITTATO DI UN APPARENTE FALLIMENTO PER REINVENTARTI E RINASCERE, COME UN’ARABA FENICE? SE CI PENSI, SONO SICURA CHE NEI MOMENTI PIÙ CRITICI HAI TROVATO LA SPINTA PER CRESCERE E MIGLIORARTI. TI VA DI VENIRE A RACCONTARMI LA TUA ESPERIENZA SULLA MIA PAGINA? E SE NON MI SEGUI ANCORA, REGALAMI IL TUO LIKE, COSÌ MI AIUTERAI A FARLA CRESCERE SEMPRE DI PIÙ E A RAGGIUNGERE AUTRICI ROSA COME TE!
Lascia un commento