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Anche io vorrei centinaia di recensioni, ma…

Edy Tassi | 17 Ottobre 2018 | Vita da autrice

Chi non vorrebbe centinaia di recensioni entusiastiche? Io sì! E per un sacco di tempo ho aperto ogni store e biblioteca possibile immaginabile per controllare il famigerato numerino tra parentesi. Era aumentato? La media era confermata? Perché ieri c’erano cinque stelline piene e oggi sono diventate quattro e mezzo?

Le recensioni erano una gratificazione ma anche un tormento.

Con il mio primo romanzo sono arrivate moderatamente copiose, con quelli successivi molto molto più a fatica (se vuoi controllare i numeri, qui trovi la prova provata).
Lo ammetto, in molti casi è scattata l’invidia per chi ne aveva tantissime. Non solo tra le autrici straniere, ma anche molte italiane. Libri con cento, centocinquanta, duecento recensioni e più. E io ci stavo male, malissimo, perché pativo il confronto, perché sapevo con quanta dedizione avevo lavorato alla mia storia, che pochi sembravano meritevole di un commento pubblico.

Ora però, sebbene la mancanza di recensioni mi faccia ancora dispiacere, ho imparato ad assumere un atteggiamento più zen, perché ho capito che starci male non serve a niente. Certo, sarebbe bellissimo ricevere decine di recensioni tutti i giorni (a buon intenditor… 🙂 ). Ma mi sono resa conto di dover fare i conti con alcuni elementi:

– con ogni probabilità non sono (ancora) un’autrice che smuove le masse. Non ho un seguito che si straccerebbe le vesti per me, non ho una base di lettrici numerosa. Dopo tre romanzi pubblicati dovrei averla? Ce l’avrò mai? Chi lo sa;

– per i miei libri non si è mai innescato il meccanismo del passaparola compulsivo;

– per i miei libri (e questa è una diretta conseguenza dei punti suddetti) non si è mai scatenata la fregola del “lo stanno recensendo tutti, lo recensisco anche io così non faccio la figura di quella che resta indietro”.

E una volta preso atto di questi elementi, ho dato appuntamento a me stessa per fare un’analisi a mente fredda che può interessare anche a te.

– l’occasione fa la recensione: se un libro esce nel momento sbagliato, non importa quanto sia meraviglioso, quello che importa è che le lettrici stanno leggendo altro, quindi le recensioni scarseggeranno;

– ci sono generi che, per definizione, smuovono uno stuolo di fan che si scapicollano a recensire. Se tu sai di esserti discostata dal quel certo genere, la penuria di recensioni non ti deve né sorprendere né abbattere;

– il numero di recensioni spesso è direttamente proporzionale al numero di copie vendute. E la proporzione, ahimé, pare sia molto bassa. Una delle variabili che condiziona il numero di copie vendute è il prezzo. Se non sei tu a deciderlo (perché sei stata pubblicata da una CE) e il prezzo imposto dalla CE non è compatibile con quello che le lettrici sono disposte a spendere, o, sempre se sei pubblicata da una CE, il tuo libro si trova nelle librerie solo per miracolo, il numero di copie venduto sarà purtroppo inferiore a quello che vorresti;

– esci in un momento di saturazione del mercato (che oggi come oggi è una costante), per cui il tuo capolavoro si perde nelle cinquantamila uscite quotidiane;

– il tuo profilo di autrice non corrisponde a una o più di queste caratteristiche:

  1. hai avuto la fortuna di pubblicare prima dell’esplosione del digitale, dei romanzi a 0,99, della pirateria, quando ancora il numero di titoli era contenuto e chi voleva leggere il tuo genere aveva meno possibilità di scelta,
  2.  sei molto attiva sui social, lavori quotidianamente per consolidare e aumentare il numero delle tue lettrici
  3. pubblichi con costanza e a ritmo ravvicinato.

Per quanto mi riguarda, io sono riuscita a centrare tutti questi punti e sottopunti, il che fa di me un vero fenomeno! E ce ne sarebbe da farsi venire la depressione, no? Infatti, chi mi conosce sa che ho dovuto faticare non poco per non mettermi la proverbiale pietra al collo. Ma siccome sono del parere che dalle situazioni si deve sempre imparare, ho approfittato di questa esperienza per fare un po’ di analisi costruttiva.

E cioè: che alternative ho per cambiare la situazione?

– scrivere un libro di quelli che vanno di moda: ci ho provato, il risultato è stato anche positivo. Il vero problema è che se un genere (o un sottogenere) non ti appartiene, non puoi pensare di costruirci sopra una carriera. Un conto è andare in ufficio tutti i giorni e svolgere un lavoro che non ti soddisfa al cento per cento ma che ti permette di sbarcare il lunario. Un altro è scrivere una sfilza di libri in cui non ti riconosci e che, diciamolo, quanto a sbarcare il lunario ciao peppete. Inoltre le lettrici rischiano di sentirsi tradite o di non riconoscersi più in te e in quello che fai;

– affannarmi sui social per diventare un personaggio: davvero? oggi come oggi sarebbe come urlare in una stanza di persone che urlano. E poi mi capita di non avere niente da dire per giorni o di avere sempre la sensazione di “sforzarmi”;

– scrivere e pubblicare più spesso: questa mi sembra la strada più percorribile e compatibile con la mia indole. Tuttavia, non sempre la pubblicazione tradizionale tramite CE va d’accordo con questa strategia. Quindi dovrei optare per l’auto pubblicazione. Ma che senso ha autopubblicarsi a 0,99? Certo, scrivere è una passione, ma un libro a 0,99 si concilia male con gli altri parametri e cioè: lavoro, famiglia, guadagni.

Quindi?

Quindi, ho deciso che per quanto appaganti siano, le recensioni sono un meccanismo al di fuori del mio controllo. Troppo. Posso chiederle, sollecitarle, ma non posso obbligare le persone a farmele e quindi, come recita la preghiera zen, devo avere la forza di accettare ciò che non posso cambiare. L’unica soluzione è scrivere ciò che piace (se vuoi fare un ripassino, ho approfondito l’argomento qui!). Scrivere le storie che mi formicolano sulle dita, con la consapevolezza che quel numerino tra parentesi è al di fuori della mia sfera di influenza.

La consapevolezza è la pillola più difficile da mandare giù, ma è anche quella in grado di regalarmi serenità. E se anche tu fai i conti con recensioni sfuggenti o con un vago senso di invisibilità, spero che questo post, meno tecnico e più di pancia, possa rappresentare uno spunto per fare a tua volta due riflessioni e trovare il tipo di consapevolezza che ti fa stare bene!

CHE RAPPORTO HAI CON LE RECENSIONI? LE CERCHI? LE CHIEDI? SEI SODDISFATTA DI QUELLE CHE HAI?

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«Cosa ci fai qui?» gli chiese, con le guance arrossate, forse per l’escursione termica tra il dentro e il fuori. Forse… per lui?
«Ho bisogno di parlarti.»
«Non parlo con i giornalisti.»
Ovviamente.
London accennò con la testa a Tizio. «Solo con i buttafuori?»
«E i ballerini.»
«Buono a sapersi.»
Anais gli rivolse un’occhiata sospettosa. Abbassò la cerniera del giaccone con un movimento brusco e se lo scrollò dalle spalle.
London le indicò la sedia con un gesto cavalleresco. «Prego.»
Una breve esitazione, poi Anais gli passò accanto. London trattenne il fiato.
Il piano era avvicinarla e in qualche modo chiederle di Morgan. Ma la cosa si stava facendo più difficile del previsto. Lui le difficoltà le aveva previste quasi tutte, ma non che avvicinarla avrebbe significato anche sfiorarla.

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[OGGETTO MISTERIOSO] Nella novella, London riesce [OGGETTO MISTERIOSO]
Nella novella, London riesce a ottenere l'occasione professionale che desidera grazie a un oggetto. Quale?
Una chiave antica?
Un prezioso sonaglio per neonato?
O una campanella in argento?
Leggi la novella e scoprilo!

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[IL DRINK DI DAC] 
In Dance at Christmas, London è un uomo raffinato ed elegantissimo che ovviamente quando non va al bar non può ordinare un semplice Spritz! Nella novella infatti beve un Boulevardier. Lo conosci?
Il Boulevardier è un cocktail nato nel 1927, come variante del Negroni.  L'origine del cocktail è attribuita a Harry Mc Elhone, barman dell'Harry's Bar di Parigi. Harry Mc Elhone preparò allo scrittore Erskine Gwynne un drink a base di Vermouth dolce, Bourbon Whiskey e Campari, riportato nel libro "Barflies and Cocktail" del 1927 con il nome "Boulevardier" in onore all'omonimo mensile di moda redatto dallo stesso scrittore.
Se vuoi provare a cimentarti, ecco come si preparara:
30 ml di whisky
30 ml di vermut
30 ml bitter campari
scorza di limone qb

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[LA BOX] Per festeggiare l'uscita di Dance at Chri [LA BOX]
Per festeggiare l'uscita di Dance at Christmas ho creato una box limited edition.
Al suo interno ho messo:
- una bomba da bagno a forma di stella
- una tisana di Natale sufficiente per almeno due infusioni
- un sacchetto di biscotti glassati a forma di fiocco di neve
- una copia cartacea della novella
- l'elenco ingredienti della tisana e dei biscotti.

Ne vuoi una? Scrivimi in DM per acquistarla. Ne sono rimaste 2!

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