Dopo tanto chiacchierare e dopo tante raccomandazioni (trovi tutto qui, qui e qui), sei arrivata al domandone: come si inseriscono dettagli autobiografici o reali in un romanzo?
La parola d’ordine è “delicatezza, cautela, furbizia”.
Vediamo come.
- Metti sempre il famoso disclaimer. Magari ci crederanno in tre, ma tu stai dalla parte della ragione.
- Se vuoi attribuire a un personaggio caratteristiche di una persona reale, non esagerare. Prendi un tic da uno, la passione per le pantofole a forma di unicorno da un altro. Viceversa, se vuoi che un personaggio sia insopportabile come tua suocera, dagli connotati fisici completamente diversi. (Io l’ho fatto con Selina Radburn, la mamma della protagonista di Assolo, ma non dirò mai, nemmeno sotto tortura, chi è nella realtà!) Ricorda che, più il personaggio è negativo, e meno dovrà assomigliare a chiunque conosci.
- Attenta a esprimere giudizi negativi su marche e marchi reali. In Non c’è gusto senza te, c’è un passaggio nel quale si fa un accenno critico (ma solo ai fini della trama) nei confronti delle merendine industriali. Inizialmente avevo messo una marca ma, prudentemente, l’abbiamo tolta. Un conto infatti è generalizzare, un conto è dire che la marca XY è veleno.
- Se nel tuo romanzo non vuoi toglierti un sassolino dalla scarpa, ma un macigno, scrivi pure quello che ti senti, ma poi lascia decantare un po’ e riprendi in mano la tua opera dopo qualche mese e vedi, se per caso, non c’è qualcosa che si può addolcire, per evitare che il macigno diventi una valanga che travolge anche te e tutto il tuo lavoro.
- Sfrutta la tua quotidianità per descrivere la quotidianità del tuo libro. O per descrivere ambientazioni realistiche nelle quali farai avvenire eventi inventati. Prendi esempio da Stephen King, che ha ambientato Shining in un hotel del Colorado. King non ha raccontato niente di negativo, dell’albergo in sé, il quale anzi, credo riverserà su King la sua imperitura riconoscenza, ma tutto quello che vi accade dentro, sì.
- Cerca di scrivere un gran bel romanzo. Se la trama è avvincente, è molto probabile che le persone non si accorgano affatto di questi riferimenti reali.
Ora è arrivato il momento della messa in pratica. Io lo faccio raccontandoti una storia:
C’era una volta una ragazza che, insieme alle sue sorelle, si era trasferita in un paese nascosto fra le colline vicine al lago di Como. Il paese si trovava abbarbicato proprio sul cucuzzolo di una di queste colline ed era circondato da campi e boschi. La guerra era alle porte, ma nonostante l’atmosfera cupa che si respirava ovunque, la ragazza, come capita a tutte le ragazze della sua età, si innamorò di un ragazzo che viveva proprio in quel paese.
Dopo un breve corteggiamento, i due giovani si sposarono e dal loro amore nacque un bambino. Poi scoppiò la Seconda guerra mondiale, il ragazzo dovette lasciare la sua giovane moglie, il figlio, e arruolarsi. L’Italia combatteva al fianco di Hitler sul Fronte Orientale, in quella che la storia conosce come la campagna di Russia, dove una sorte infelice attendeva il giovane soldato. Perché anche lui divenne uno degli ottantanovemila italiani morti, dispersi o catturati, che non fecero mai più ritorno a casa. La giovane moglie lo attese, ma di lui tornò solo un portafoglio, con una foto e una piuma. E a quel punto la moglie dovette arrendersi e abbandonare le speranze di poterlo un giorno riabbracciare. A quei tempi, però, era usanza che, quando un uomo moriva, la famiglia si facesse carico della sua vedova e dei suoi eventuali figli. Così, il fratello del ragazzo partito per il fronte sposò la giovane. E dal nuovo matrimonio nacque una bambina. Nonostante i buoni propositi, però, poiché il loro non era stato un matrimonio d’amore, nel giro di qualche anno le cose cominciarono ad andare male e la coppia si separò. Fu una separazione difficile, anche visti i tempi, e come conseguenza, il giovane marito tagliò tutti i ponti non solo con la ex moglie ma anche con i due figli. La figlia nata da quel matrimonio nel frattempo si era già fatta ragazza. Diventò una giovane donna, si sposò e mise a sua volta al mondo una bambina. Ma per tutti quegli anni non ebbe più contatti con il padre, il quale continuava a vivere lì, nel loro paese che, finita la guerra, si era ingrandito ed era ormai diventato una cittadina. Gli anni passarono. Su quei rapporti così vicini eppure così lontani. Fatti di vite distinte eppure intrecciate. Per questo, la bambina, che la figlia dell’uomo aveva avuto, crebbe senza sapere di avere un nonno. Eppure le loro strade talvolta si incrociavano, in un bar, lungo una via, senza che l’uomo si facesse riconoscere. Quando però, a quattordici anni, la ragazzina scoprì che quel nonno che non conosceva c’era, e che viveva a pochi passi da lei, gli scrisse. L’uomo, di cui lei non aveva mai visto il volto, non rispose subito. Ma alla fine lo fece e accettò di incontrarla. E così finalmente nonno e nipote poterono guardarsi in faccia. Parlarsi. Conoscersi. Una fiaba? No. Questa non è una fiaba. Questa è la verità. Quella bambina si chiamava Edy. Quella bambina sono io.
Questa storia, che sembra uno di quei cartoni animati della mia infanzia, tipo Peline, per intenderci, si ritrova, in modo molto più accennato in Effetto Domino. Un aneddoto che ho voluto portare al suo estremo. Io sono stata fortunata. Ho conosciuto mio nonno. Ci siamo frequentati e scoperti, seppur con cautela, per molti anni. Ma per Gloria ho pensato a qualcosa di più drammatico. Ho pensato a un nonno e una nipote ai quali le vicende della vita, l’orgoglio, le bugie e gli interessi degli altri impediscono di conoscersi fino a quando è troppo tardi e non si può più tornare indietro.
Cosa puoi capire da questo esempio? Se decidi di inserire nella tua storia eventi reali:
- togli tutti i dettagli marginali e tieni solo il nucleo. Nel mio caso, un nonno e una nipote che non si conoscono per tanti anni a causa di decisioni dettate da incompatibilità e dissapori:
- cambia i dettagli marginali, adeguandoli alla storia che hai in mente;
- se è il caso, cambia il finale.
E ora? Be’, puoi provare a cimentarti tu in un esperimento come questo. Per aiutarti, ti regalo uno schema che ho battezzato “metodo collage” e che ti permetterà di ragionare e isolare l’aneddoto più utile per il tuo romanzo o creare il personaggio perfetto partendo da qualcuno che conosci.
ATTENZIONE!!! Questi articoli non si riferiscono alla scrittura di autobiografie o memoir. Non danno indicazioni su come raccontare una storia vera, una vicenda personale o un’esperienza reale. Si tratta di consigli su come prendere ispirazione, e sottolineo ISPIRAZIONE dalla vita per scrivere un romanzo. Ricevo molte domande che invece mi chiedono lumi su come raccontare eventi vissuti ma non ho le competenze, soprattutto legali, per una consulenza di questa importanza.
Buongiorno, vorrei sottoporle un mio dubbio. Sto scrivendo un romanzo di fantasia e sto dando dei nomi ai miei personaggi. Se una persona reale ha lo stesso nome e cognome che ho usato io per il mio racconto, potrebbe querelarmi? Io non intendo riferirmi a nessuna persona esistente, ma è difficile trovare coppie di nomi e cognomi inediti.
Nicola ciao,
direi proprio che non ci sono problemi. Certo, se usi come nome e cognome Ludovico Einaudi o Mario Draghi o Brad Pitt, forse dovresti ripensarci, ma se l’accoppiata è del tutto comune e non si riferisce a persone palesemente esistenti, direi che nessun Giovanni Rossi o Vittorio Molteni potrà avere da ridire.
Nessuno di noi autori, credo, si pone il problema di scoprire se la sua abbinata nome-cognome è inedita o no. Semmai la preoccupazione dovrebbe essere che il nome sia giusto per il personaggio, e coerente con il periodo storico. Chiamare Alfonso un bambino oggi sarebbe strano, a meno di non spiegare che era il nome del bisnonno e c’è un motivo particolare per farlo.
Quindi andrei tranquilla.
Buona scrittura!
Edy
Grazie, gentilissima. Apprezzo molto la sua professionalità e cortesia. Ho da poco scoperto il suo sito ma per me è già fonte preziosa di informazioni.
Buonasera,
sto ultimando un romanzo sci-fi dove menziono personaggi famosi del presente che “rivivono” nel futuro come intelligenze artificiali fatte a loro immagine e somiglianza. Inoltre cito un protagonista, questa volta personaggio di fantasia, che ama ascoltare in particolare la musica di un gruppo pop realmente esistente al giorno d’oggi.
Non c’e scritto nulla che possa ledere la reputazione delle persone in questione. Potrei comunque incorrere in qualche problema di natura legale?
Grazie
Saluti
Ciao Daniele. Comincio dalla seconda domanda. Il fatto che uno dei tuoi personaggi ascolti i Rolling Stones o i Pinguini Tattici, di solito non crea problemi. Ci sono tantissimi romanzi che citano brand, titoli di film, canzoni ecc senza nessuna criticità. Nemmeno nel caso in cui il tuo personaggio dovesse per esempio dire che adora i Rolling Stones ma che i Pinguini sono per famminucce (è il tuo personaggio che parla, non tu).
Nella questione dei personaggi famosi del presente, sarei più cauta. Ho il sospetto che, se questi prersonaggi sono 1. i protagonisti e 2. sono riconoscibili, è un po’ come se tu stessi sfruttando la loro immagine a scopo di lucro. Sfrutti la fama di qualcuno per vendere il tuo libro. Magari non succede nulla, ma è un’ipotesi che potrebbe verificarsi. In questo caso, è una questione che dovresti approfondire con la casa editrice che ti pubblicherà o un legale nel caso volessi procedere in self. Un conto infatti è la fanfiction, dove i personaggi non sono riconoscibili (mi viene in mente After, fan fiction degli One Direction) e un conto è se tu nel tuo romanzo hai un’intelligenza artificiale che si chiama Flavio Briatore, è uguale a Flavio Briatore ecc…
Buona scrittura
Edy