Vuoi scrivere un romanzo.
Ma che tipo di romanzo? E no, non mi riferisco al genere e non mi riferisco nemmeno alla validità della tua idea (ma se vuoi scoprire se è valida o no, qui ti spiego come fare). La mia domanda riguarda qualcosa di più complicato e personale.
Anche se ho al mio attivo tre romanzi, un quarto uscirà a breve (yeah!!!!!) e ho pubblicato un manuale di scrittura rosa, nel mio percorso ho commesso almeno due errori.
HO SMESSO DI SCRIVERE UNA STORIA IN CUI CREDEVO, perché un’agente mi ha detto che era un filone che si stava esaurendo… ma poi non è andata così. Il filone non si è affatto esaurito e io non ho scritto una storia a cui tenevo.
HO SCRITTO UN LIBRO DIVERSO DA QUELLO CHE VOLEVO, per seguire le richieste di una casa editrice… ma, anche se ha avuto successo è un libro in cui non mi riconosco completamente, mentre nelle lettrici è avvenuto il contrario: quando ho scritto qualcosa che mi assomigliava di più, sono state loro a non riconoscermi completamente perché l’imprinting iniziale su di me è avvenuto con un tipo di romanzo diverso.
Per evitare che tu commetta gli errori che ho commesso io (e molti altri), ho pensato di regalarti un piccolo elenco di avvertenze legate a questo mondo così affascinante ma incostante e capriccioso, per aiutarti a decidere cosa scrivere.
1. Inutile seguire le mode
Se il genere in voga non ti appartiene, scrivere diventerà faticosissimo. Inoltre, visti i tempi tecnici necessari per scrivere e pubblicare un romanzo, rischi che quando sei pronta, la moda a cui ti sei ispirata sia già passata.
Sì, l’autopubblicazione velocizza tutto, però vale davvero la pena di diventare una delle tante autrici che hanno pubblicato uno dei tanti libri di quel genere, se quel genere non ti appartiene fino in fondo?
2. Sii fedele a te stessa
Se pubblichi due romanzi d’amore erotici come ho fatto io e poi passi a una commedia, rischi che le lettrici che ti avevano letta e apprezzata con i primi romanzi non ti seguano più. O, vista la svolta improvvisa, non sappiano cosa aspettarsi da te. O restino deluse perché vogliono un certo tipo di narrazione e sono rimaste a bocca asciutta. I romanzi che ho pubblicato sono la dimostrazione che so scrivere, certo, ma che tipo di percorso hanno costruito per me? Una strada che si è consolidata, o una specie di strana scala con un gradino qui e uno là, difficile da salire?
Attenzione, però. Nessuno ti vieta di cambiare genere, di sperimentare, di trovare nuovi stimoli, ma la decisione deve venire sempre da te, da quella che sei. Facendo una proporzione, il 70% della decisione deve scaturire da te e da quello che hai voglia di scrivere tu, il 30% (ma anche meno) dal mercato.
3. Scrivi quello che ti piace
Non c’è nessun bisogno di limitarsi a scrivere di quello che si conosce. O meglio, credo che la regola di scrivere ciò che si conosce vada reinterpretata.
Innanzitutto, se io scrivessi solo di ciò che conosco dovrei parlare di un’autrice che passa le sue giornate davanti al computer, pranza con gli avanzi del giorno prima (quando le va bene), fa la cyclette mentre legge e accumula riviste/libri di cucina sperando di trovare prima o poi il tempo di mettere in tavola una cena come si deve (perché gli ingredienti sono comparsi come per magia nel frigo).
E inoltre, se tutti dovessimo scrivere solo di ciò che conosciamo, la Rowling non avrebbe dovuto scrivere Harry Potter ma una guida per chi viaggia in treno e Umberto Eco un trattato di storia medioevale.
Invece.
Scrivi quello che ti piace. Quello della scrittura è un percorso difficile, in cui servono tanta motivazione, tanta pazienza, tanta determinazione. Se non scrivi una storia che ti piace, molto probabilmente farai fatica ad arrivare in fondo. E se anche ce la fai, avrai un sacco di aspettative, perché cavolo, hai scritto un libro nel genere del momento quindi devi vendere, quindi devi entrare in classifica, quindi… Poi però non succede e ci rimani male, sei delusa, cominci a fare paragoni, cominci a cercare spiegazioni (credimi, so di cosa parlo).
Se invece hai scritto qualcosa che ami e i risultati non sono stati quelli che ti aspettavi, anzi, magari non hai nemmeno trovato un editore, o l’autopubblicazione si è rivelata un flop, nonostante la delusione naturale che nessuno potrà cancellare, continuerai comunque a essere orgogliosa di te, continuerai ad amare quel libro, perché non ti ha tradita. Era semplicemente quello che avevi voglia di scrivere. E sarà un libro che potrai sempre proporre, anche un domani, perché sarà sempre te.
4. Quello che non si conosce si può imparare
Se un argomento che non conosci ti appassiona, puoi sempre informarti, documentarti, chiedere, raccogliere le nozioni necessarie per scriverne in modo credibile. Nel mio manuale SCRIVERE ROSA ti do un sacco di indicazioni su questo argomento! Quindi se hai voglia di scrivere la storia di una trapezista, perché no? Solo perché non hai mai messo piede in un circo non significa che tu non possa pensare di farlo, documentandoti.
5. Le emozioni si possono immaginare
Seguendo alla lettera la regola per cui bisogna scrivere solo di quello che si conosce, di quante emozioni non dovresti parlare? Quanti problemi relazionali dovresti accantonare? Se non sei orfana, come puoi parlare di una ragazza che ha perso i genitori? Se non hai mai sperimentato la fame, come puoi descriverne i morsi? Ma noi esseri umani siamo così splendidi e complessi da riuscire a immaginare in modo credibile, grazie al cuore, all’empatia, alla sensibilità, emozioni a noi estranee partendo da quelle che conosciamo o che abbiamo visto provare ad altri.
Quindi studia le emozioni, osservale, smontale e rimontale. Saranno un altro elemento fondamentale per le tue storie e ti permetteranno di scrivere uan storia che amerai anche se non le hai mai provate davvero.
Ecco, spero di averti dato tutti i suggerimenti che ti servono per scegliere nel modo migliore cosa scrivere, la storia che vuoi raccontare. Usali per identificare quella che ti fa battere il cuore e poi buttati.
SE VUOI RACCONTAMI DI QUALCHE ERRORE CHE HAI COMMESSO ANCHE TU, DI QUALCHE PASSO FALSO CHE HA SCOMBINATO ANCHE I GRADINI DELLA TUA SCALA PERSONALE, CHI MI SEGUE POTRÀ FARNE TESORO!
Photo Credits: Edy Tassi TradAutrice
Salve Edy, scusa l’intrusione. A parer mio hai fatto centro su tutto. I tuoi consigli erano e sono le problematiche che io stessa incontro. Il mio maggior problema nella scrittura è la sinteticità… Capita che io non riesca a far comprendere bene un concetto per il timore di risultare tediosa. Complimenti per il suo percorso. Mirella
Ciao Mirella, questo tuo commento mi ha fatto moltissimo piacere. Sapere che con i miei consigli aiuto a riflettere sui problemi legati alla scrittura (e magari a risolverli) è porprio il motivo per cui mi impegno a scrivere contenuti utili. Grazie di avermi scritto. La tua non è stata affatto un’intrusione! Vieni pure a commentare quando vuoi. Sei la benvenuta. Quanto al risultare tediosa, l’orecchio per capire quando le parole sono troppe o troppo poche si affina con la pratica. Perciò non smettere di scrivere. Mi raccomando!
Mi ritrovo molto in questo articolo, perché dopo vari progetti ho capito che devo aver quello che mi diverte. È molto facile perdere la via maestra, per i continui aggiornamenti del mondo dell’editoria. E non fa niente se la moda detta altre regole. La scrittura è come un abito, bisogna esserci a proprio agio. Complimenti Edy un bellissimo blog, ricco di consigli utili.
Grazie Mila, che bel messaggio mi hai scritto! Se mi avessero chiesto un parere su questo argomento tempo fa, forse avrei risposto diversamente, ma oggi, penso che ciascuno di noi debba scrivere quello che sente di volere scrivere. Io sono scesa a patti e con la consapevolezza che ho oggi, non lo farei più. Quindi condivido il tuo pensiero sull’abito e penso che quello che facciamo ci debba rappresentare sempre.
È vero, non possiamo assecondare tutti (lettori, mercato…) col rischio di scontentare noi stessi. Io ho smesso di scrivere romanzi perché non mi rispecchiavano. Non erano brutti, non erano banali, ma li stavo scrivendo con la testa e non con la “pancia”. Il mio primo romanzo mi ha tormentato per 11 anni fino a quando non ho detto “Ok, ti scrivo!”.
Quello che scriviamo con il cuore, difficilmente ci delude! Però no, 11 anni di tormento, sono troppi. La prossima volta decidi prima, così potrai fare spazio a tanti altri bellissimi progetti. 🙂
Il terzo e il quarto punto si collegano se ti documenti e fai ricerche su un determinato argomento, lo conosci e puoi scrivere un romanzo, io credo che conoscere quello di cui si scrive sia fondamentale
Assolutamente, ma l’importante è non porsi il limite per cui, se una cosa non la conosco oggi, significa che non possa scriverne su domani. Se un tema mi affascina, e non lo padroneggio, posso decidere di documentarmi, fare ricerca e apprenderne il necessario per scrivere qualcosa di credibile. Per tutto il resto, si può attingere al nostro bagaglio di emozioni o alla nostra empatia. Sarebbe un peccato chiudersi da soli in una gabbia creativa, senza concederci il permesso di guardare oltre.